Corato incontra Giuliana Sgrena





Corato incontra Giuliana Sgrena  

Ancora un momento altamente culturale, quello proposto dalla libreria Ambarabacicicocò, dall'associazione VitActiva e dal Circolo Arci - La locomotiva di Corato.

Dopo l'incontro con il noto editorialista Curzio Maltese, Corato incontrerà la nota giornalista Giuliana Sgrena, autrice del libro 'Il prezzo del Velo' edito da Feltrinelli. L'incontro si terrà Lunedì 25 Febbraio, alle ore 20.00 presso l'auditorium dell' Istituto Statale d'Arte di Corato. Nata a Masera, provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni ’80 la ritroviamo a Pace e Guerra, la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. A 'Il Manifesto' Giuliana ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d’Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato sulle nostre pagine la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo è tra le giornaliste nominate “Cavaliere del Lavoro”), e ci è tornata più volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalità le violenze causate dall’occupazione di quel paese.Ma Giuliana continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico. E’ tra le fondatrici del movimento per la pace, negli anni ’80: c’era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista. Rapita il 4 febbraio 2005 dall'Organizzazione della Jihad islamica mentre si trovava a Baghdad (Iraq) per realizzare una serie di reportage per il suo giornale, è stata liberata dai servizi segreti italiani il 4 marzo, in circostanze drammatiche che hanno portato al suo ferimento e all'uccisione di Nicola Calipari, uno degli agenti dei servizi di sicurezza italiani che dopo lunga e efficace trattativa la stavano portando in salvo.  IL PREZZO DEL VELO Il velo rappresenta, e non solo simbolicamente, l’oppressione della donna nel mondo islamico. Dietro la sua imposizione non si nasconde solamente il tentativo forzato di reislamizzazione condotto dalle forze islamiche più tradizionaliste. È in atto una vera e propria guerra contro le donne, contro il loro corpo, visto come terreno di battaglia su cui affermare principi e consuetudini che in molti casi risalgono addirittura a ben prima della tradizione islamica, ma che si incrociano perfettamente con un “nuovo” ritorno all’ordine maschile e reazionario. Più dei carri armati americani, sono le donne, e le loro organizzazioni, come dimostra l’esperienza algerina, a poter fermare l’imponente ondata illiberale che sta per prendere il sopravvento nei paesi islamici. Si gioca qui la vera sfida democratica dell’altra sponda del Mediterraneo.  

Informazioni aggiuntive