Le azioni per una giustizia ambientale





Le azioni per una giustizia ambientale.

I cambiamenti climatici, le migrazioni, i comportamenti e gli stili di vita sono le maggiori questioni ecologiche che avranno vari impatti sia da un punto di vista ambientale che sociologico per i prossimi decenni. Si stima che saranno 140 milioni le persone costrette a migrare entro il 2050. Gli scienziati dimostrano come il cambiamento climatico contribuisca ad accrescere conflitti e migrazioni, dall’Afghanistan alla Nigeria come le Nazioni dell’area sud sahariana. E’ necessaria un’azione globale e locale di giustizia climatica: chi causa più emissioni di gas serra deve procedere urgentemente alla loro riduzione, mentre occorre sostenere le famiglie e i Paesi più colpiti a proteggersi dai disastri con investimenti per evitare i dissesti idrogeologici.

E’ necessaria più cooperazione internazionale, e l’Italia dovrebbe aumentare gli investimenti per l’agroecologia, l’energia rinnovabile, città sostenibili e inclusive, i diritti dei popoli più vulnerabili e dei migranti, come previsto dall’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. L’Italia dovrebbe progettare il raggiungimento dell’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo per la cooperazione allo sviluppo, concordando con i vari Paesi le attività, le azioni di cooperazione ed allineare coerentemente tutte le politiche a questo obiettivo, per incidere in modo efficace verso un cambiamento radicale di paradigma, per una transizione ecologica giusta, equa e sostenibile. Queste declinazioni non sono più posticipabili e derogabili, le azioni.

Oltre il 70% dei giovani tra i 15 e i 35 anni di 23 paesi europei reputa che i governi che non operano contro l’inquinamento e cambiamento climatico producano un peggioramento dell’economia. Questo è il dato di partenza dell’indagine realizzata da IPSOS che, in occasione della Giornata della Terra, dà il via a #ClimateOfChange, campagna di comunicazione europea che mira a coinvolgere i giovani per creare un movimento pronto non solo a modificare il proprio stile di vita ma anche a sostenere la giustizia climatica globale. Dal sondaggio spicca che i giovani europei valutano il cambiamento climatico e il degrado ambientale come priorità inderogabili. La grande maggioranza dei giovani europei considera infatti che se i governi non contrastano l'inquinamento e il cambiamento climatico, questo sia "un male per l'economia" (70% d'accordo), "un segno che il governo ha le priorità sbagliate" (75% d'accordo), "la prova che il governo non ascolta la gente comune" (74% d'accordo), e "pericoloso e irresponsabile" (72% d'accordo). Quasi la metà (46%) dei giovani europei valuta il cambiamento climatico come uno dei problemi più gravi del mondo, il che lo pone al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia COVID-19. Meno di un giovane europeo su dieci (8%) smentisce invece il cambiamento climatico. Una proporzione sostanziale di giovani europei (43%) crede che i Paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico.

Degno di nota è che in Europa occidentale, rispetto ad altre regioni, i giovani sono relativamente meno propensi a dire che i Paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico ma sostengono che tutti i governi debbano rinforzare queste responsabilità. Anche i giovani italiani (più della metà degli intervistati) sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico, dato che è superiore alla media europea (54% contro 46%). Ma non è una preoccupazione fine a sé stessa, poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento: 8 su 10 potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica.

E’ necessario agire ad ogni livello locale, nazionale ed internazionale per dare una nuova impronta ecologica.

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