Il Verde pubblico tra problematiche e possibili soluzioni





Il Verde pubblico tra problematiche e possibili soluzioni

Legambiente in prima fila per la tutela del verde su obiettivi pianificati.

Ritorniamo sul verde pubblico croce e delizia nel corso di questi ultimi anni si sono aperti dibattiti sulle potature, noi abbiamo con i nostri interventi pubblici prevenuto situazioni pericolose con le rimozioni dei cipressi pericolanti sul viale del cimitero.

 

Non solo negli ultimi anni con la festa dell’albero itinerante, sensibilizziamo, scuole ed associazioni, realtà sociali della nostra città e dei centri limitrofi. Sarebbe necessario un piano del verde urbano per pianificare gli interventi, l’attività di prevenzione, e di ripristino delle parti arboree. In linea con le tendenze politiche internazionali ed europee in materia di sviluppo sostenibile e di conservazione della biodiversità, l’Italia si è dotata nel 2013 di una legge apposita in materia di verde pubblico (si tratta della legge 14 gennaio 2013, n. 10, intitolata Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani). Nelle “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” si prevedono:

• il Censimento del verde • il Regolamento del verde • il Piano del verde.

A questi, tradizionalmente considerati, si deve aggiungere, possibilmente ogni anno, il “Piano di monitoraggio e gestione del verde”, quale supporto decisionale all’Amministrazione comunale, fondamentale per la programmazione degli interventi da realizzare nei 12 mesi, almeno quelli di ordinaria gestione del verde pubblico, anche in assenza momentanea degli altri strumenti sopra citati, per assicurare alla cittadinanza i necessari servizi espletabili soltanto con il verde urbano ben gestito. Un altro strumento di cui si auspica la diffusione è il “Sistema Informativo del verde”, base conoscitiva necessaria sia per il censimento che per le conseguenti azioni di monitoraggio, pianificazione e gestione; un telaio essenziale su cui tessere ogni informazione (puntuale, lineare e areale) datata. Al Comitato per lo Sviluppo del verde pubblico, istituito ai sensi dell’art. 3 della medesima legge, il parlamento ha intestato numerosi e delicati compiti: fra questi, quello di monitorare l’applicazione della nuova legge da parte delle amministrazioni più vicine al territorio, ovverosia i comuni, e promuoverne l’attuazione attraverso un continuo e attento supporto agli stessi, quali attori principali – nel disegno legislativo – del processo di definizione e orientamento delle politiche locali di sviluppo del verde. In coerenza con quanto disposto alla lettera b) – comma 2 – art. 3: “b) promuovere l'attività degli enti locali interessati al fine di individuare i percorsi progettuali e le opere necessarie a garantire l'attuazione delle disposizioni di cui alla lettera a)”, dal punto d) del medesimo comma: “d) verificare le azioni poste in essere dagli enti locali a garanzia della sicurezza delle alberate stradali e dei singoli alberi posti a dimora in giardini e aree pubbliche e promuovere tali attività per migliorare la tutela dei cittadini” e dal punto g) – comma 1 - art 6: “ g) alla creazione di percorsi formativi per il personale addetto alla manutenzione del verde, anche in collaborazione con le università. Uno degli elementi decisivi per il miglioramento della qualità della vita in città è rappresentato senza dubbio dal verde urbano e peri-urbano. Inteso come l’insieme delle componenti biologiche che concorrono a determinare l’impronta funzionale e paesaggistica di un centro abitato in equilibrio ecologico col territorio, esso è un vero e proprio sistema complesso, formato da un insieme di superfici e di strutture vegetali eterogenee, in grado di configurarsi come un bene di interesse collettivo e come una risorsa multifunzionale per la città e per i suoi abitanti. In accordo con le nuove politiche ambientali e di sviluppo sostenibile promosse a livello internazionale ed europeo, il nostro Paese si è dotato della Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi urbani”, che rappresenta un punto di partenza per rilanciare il fondamentale ruolo svolto dagli spazi verdi urbani, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche socio-culturale. La Legge 10/2013 affronta infatti molteplici aspetti che vanno – tra le altre cose - dall’istituzione della Giornata nazionale degli alberi (Art. 1), che intende creare attenzione sull’importanza degli alberi, specie nei contesti urbanizzati; all’obbligo per il comune di residenza, di porre a dimora un albero per ogni neonato e adottato e di realizzare un bilancio arboreo a fine mandato (Art. 2); all’istituzione del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico presso il Ministero dell’ambiente, intestandogli funzioni ad ampio raggio (Art. 3); alle disposizioni in ambito urbanistico e territoriale (Art. 4); alla sponsorizzazione di aree verdi (Art. 5); alla promozione di iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani nell’ottica del miglioramento ambientale e della sensibilizzazione della cittadinanza (Art. 6); alla tutela e salvaguardia degli alberi monumentali (Art. 7), veri “patriarchi verdi” di grande valore culturale oltre che ambientale ed estetico. Se adeguatamente pianificato, progettato e gestito, il verde può svolgere molte funzioni e produrre importanti benefici per l’ambiente, e quindi per la società: i cosiddetti servizi ecosistemici. Se consideriamo gli aspetti igienico-sanitari, i suoi positivi effetti sul clima locale, sulla qualità dell’aria, sui livelli di rumore, sulla stabilità del suolo sono di tutta evidenza. La vegetazione, ad esempio, funge da “climatizzatore naturale” stemperando quelli che sono gli eccessi termici che caratterizzano l’ambiente urbano. Attraverso l’ombreggiamento e la sottrazione di calore conseguente alla attività di evapotraspirazione della componente arborea, la temperatura nei periodi estivi subisce un abbassamento di diversi gradi: il conseguente minor bisogno di ricorrere al condizionamento artificiale negli edifici determina, pertanto, un impatto positivo indiretto sui consumi energetici, sulla qualità dell’aria e sul surriscaldamento globale. Grazie all’attività fotosintetica e alla capacità di fissare carbonio nei propri tessuti nonché di assorbire le sostanze gassose così altamente concentrate in ambiente cittadino, la vegetazione può contribuire alla riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico. Anche dal punto di vista della riduzione dei livelli di rumore, il contributo può essere notevole: la capacità fonoassorbente della vegetazione è nota, specialmente se associata ad altri tipi di barriere acustiche. Le chiome degli alberi e la vegetazione arbustiva, nell’intercettare la pioggia, aumentano i tempi di corrivazione, favorendo l’infiltrazione dell’acqua nelle superfici permeabili sottostanti e rallentandone il deflusso verso le reti di smaltimento, con notevole miglioramento del ciclo dell’acqua e con positivi effetti sulla stabilizzazione del suolo. Gli spazi verdi cittadini ospitano inoltre una flora ricca e varia e possono offrire habitat idonei per numerose specie animali, concorrendo alla conservazione della biodiversità. Contrariamente a quello che si pensa comunemente, all’interno dell’ecosistema urbano sono, infatti, presenti numerose specie, spesso fortemente legate a questo tipo di ambiente o addirittura dotate di una particolare dinamica in relazione alle attività antropiche che si svolgono. Se consideriamo gli aspetti socio-economici, è innegabile che una città “verde”, oltre ad apparire esteticamente più apprezzabile e appetibile a livello turistico, è in grado di incontrare i fabbisogni di ricreazione, relazione sociale, crescita culturale e di salute dei propri abitanti. Le funzioni sociali, culturali ed estetiche delle aree verdi sono riconosciute come elementi cruciali degli spazi aperti cittadini per le possibilità che offrono di ricreazione, socializzazione e svago all’aria aperta, nonché per i valori storici e culturali che conservano e trasmettono. E ciò vale tanto più se si considera che per ampie fasce di popolazione essi rappresentano la più immediata se non unica possibilità di contatto con la natura. Le aree 6 verdi offrono ai cittadini la possibilità di sperimentare il contatto diretto con i cicli naturali e gli elementi della flora e della fauna locale, contribuendo così all’educazione ambientale di giovani e adulti, alla ricerca scientifica nonché alla formazione di una cultura di conoscenza e rispetto del verde e della natura in generale. Hanno altresì una funzione aggregativa, di integrazione sociale, di ispirazione artistica, di crescita personale e di crescita affettiva e identitaria nei riguardi del proprio territorio di residenza. Nonostante i molteplici benefici associati al verde, come visto in premessa la situazione a scala nazionale mostra ancora delle criticità. La fotografia che emerge è quella di un Paese in cui il verde urbano è gestito prevalentemente sul piano tecnico e prescrittivo più che come risorsa strategica per orientare alla qualità e alla resilienza le politiche di sviluppo locale. Questo ritardo è dovuto probabilmente anche al vuoto che per anni ha caratterizzato il panorama legislativo nazionale in tema di verde urbano. Nella giusta direzione si colloca quindi la Legge 10/2013 che finalmente interviene con una norma nazionale in materia, promuovendo non solo tutta una serie di misure locali di sensibilizzazione pubblica (artt. 1 e 2), di incremento delle aree verdi (artt. 3 e 6) e di tutela degli alberi monumentali (art. 7). L’obiettivo, condiviso con la rappresentanza istituzionale delle amministrazioni comunali, è quello di corrispondere all’esigenza diffusa di disporre di indirizzi tecnici omogenei sul territorio nazionale a supporto delle politiche di governo del ricco e biodiverso patrimonio verde delle nostre città. Patrimonio che, e questo vale in special modo per la componente arborea, ha raggiunto in molti casi la maturità fisiologica: le alberate storiche dei nostri corsi si trovano spesso in condizioni inadeguate rispetto alle esigenze biologiche e fisiologiche delle specie che le compongono, e mutate rispetto al momento della loro realizzazione. Con ciò che ne consegue anche in termini di sicurezza e incolumità dei centri urbani, nei quali è sempre più evidente che si giocherà una sfida cruciale, in punto di condizioni di vivibilità, da qui al 2050. Occorre mettere a punto, dunque, strumenti conoscitivi e decisionali capaci di rispondere in maniera efficace ed efficiente alle sollecitazioni poste dalle aree urbane in epoca di forti cambiamenti, non solo ambientali, ma anche sociali ed economici. La questione non è, evidentemente, solo tecnica, ma sistemica e culturale. Legambiente su questo aspetto, è pronta a sensibilizzare le istituzioni e di promuovere una nuova cultura del verde con la disponibilità e la partecipazione di tutti.

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