Il secondo Natale di Pierluigi sommerso nel Sahel





Il secondo Natale di Pierluigi sommerso nel Sahel

Non avrebbe dovuto restare così a lungo. Non doveva fidarsi in questo modo della gente. Mai e poi mai avrebbe dovuto dire che lì aveva trovato il suo posto. Non doveva confessare apertamente che in una missione come quella si doveva ‘durare a lungo ’. Non doveva fino a quel punto sfidare la sorte sapendo che nella zona già si erano installati gruppi armati. Non doveva credere di essere al sicuro come in nessun altro luogo al mondo. Non avrebbe dovuto farsi in quattro per invitare i contadini alla dignità che solo appartiene ai poveri. Non doveva prendere così in serio il vangelo scritto sulla sabbia del Sahel. Pierluigi lasciava la porta della sua camera aperta fino a tardi. L’ampio cortile della missione che costeggia la strada in terra battuta è a tuttora delimitato da una rete metallica. L’ingresso alle abitazioni era facilitato da un’entrata a spinta con un copertone per attutire la forza della molla che aiutava la chiusura. Dall’altra parte della strada, c’è il cortile con la casa per la famiglia del catechista, aule per le formazioni degli animatori e soprattutto la nuova chiesa da lui pazientemente concepita e costruita. Dedicata allo Spirito Santo è provvista di sette aperture, simbolo dei doni dello Spirito, tradotti e interpretati nella lingua locale che si sforzava di approfondire sempre più. L’ottavo dono, che lo pedinava sempre, era quello della pace. Neppure il Cristo avrebbe dovuto restare così a lungo. Non doveva fidarsi in questo modo della gente. Mai e poi mai avrebbe dovuto dire che tra noi aveva trovato il suo posto. Non doveva confessare apertamente che una missione come la sua era concepita per restare ‘per sempre’. Non doveva fino a quel punto sfidare la sorte sapendo che i poteri del palazzo avevano deciso di liquidarlo. Non doveva credere di essere sempre e dovunque al sicuro e in buone mani. Non avrebbe dovuto farsi in quattro per ridare la dignità riservata ai poveri. Non doveva prendere così sul serio il vangelo fino a posarlo in una mangiatoia. L’anno portato via, li hanno portati via entrambi, il 17 di settembre dell’anno scorso. Passeranno insieme il secondo Natale nel Sahel, uno tra i pastori e l’altro tra i rapitori. Le stelle brillano per entrambi e i contadini intoneranno per i due un canto di gloria. Canteranno insieme agli animali della zona, ai re distratti dal potere, ai giovani asserviti al terrore, ai bambini senza scuola e alle donne che danno alla luce il mondo. Pace sulla sabbia, scriveranno insieme, appena passata la mezzanotte, per coloro che l’hanno perduta.

Mauro Armanino, Niamey, natale 2019

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