PIAZZA DI VAGNO: ALLA RICERCA DI UNA VALORIZZAZIONE ANCORA POSSIBILE





PIAZZA DI VAGNO: ALLA RICERCA DI UNA VALORIZZAZIONE ANCORA POSSIBILE

Legambiente da anni ha sollecitato gli scavi e lo studio dei ritrovamenti.

Piazza di Vagno ha da sempre rappresentato un punto di riferimento nel tempo per i coratini. Luogo simbolo della storia della nostra città già prima dell’abbattimento di palazzo Ducale,

 

palazzo Candido e chiesa del Sacro Monte di Pietà a causa dell’innalzamento della falda freatica nel maggio 1922: la piazza è diventata il luogo dell’ingaggio dei braccianti, poi un piccolo centro del commercio cittadino e poi della movida. Tuttavia, la trasformazione della piazza nel corso del tempo sembra aver tradito il suo passato. In particolar modo, il nuovo rifacimento non ha riportato alcun riferimento a ciò che Piazza di Vagno custodiva in passato, alla sua storia e di tutta la comunità di Corato. Già nel 2016, durante i lavori del cantiere, Legambiente dichiarava «il progetto appaltato dovrebbe essere radicalmente modificato, visto che al momento prevede la pavimentazione dell’intera piazza. Dovrebbe invece mirare a valorizzare e rendere addirittura fruibile alla cittadinanza e ai turisti ciò che è stato ritrovato». L’idea era quella di creare uno spazio espositivo fruibile direttamente in piazza affinché presente e passato potessero coesistere, a tutto vantaggio della cittadinanza e dei turisti. Un progetto di revisione del rifacimento della piazza era stato tentato, ma di esso nulla si è fatto, in parte per mancanza di fondi, in parte per necessità architettoniche e alla fine la piazza è stata completamente pavimentata. Tuttavia, Legambiente ha chiesto nel tempo informazioni per conoscere l’esito degli scavi e relativi studi dei ritrovamenti nel corso dei lavori di rifacimento della stessa piazza. Il circolo ha sollecitato più volte per conoscere ciò che è stato ritrovato sia recandosi con una rappresentanza del Circolo direttamente in Soprintendenza a Bari, sia richiedendo formalmente informazioni specifiche. Infatti, nella missiva della Soprintendenza di Bari a Legambiente è, tra l’altro, riportato:

” Le attività di ricerca archeologica preventiva hanno avuto inizio nel marzo del 2016, con numerose interruzioni e riprese …Sono state ultimate nel 2017 con i seguenti esiti: • evidenziazione di un isolato abitativo con dieci vani in parte seminterrati e residue evidenze del Palazzo La Noja (noto come Palazzo Ducale) edificato agli inizi del XVII secolo…

• individuazione di residue strutture murarie dalla Chiesa del Monte di Pieta (fine XVI inizi XVII secolo);

• evidenziazione di un'area sepolcrale con sette strutture funerarie nel settore sud est pertinente all'uso cimiteriale nel xiv secolo, in una fase precedente la costruzione del palazzo ducale.

Le tombe, dal taglio subrettangolare con pareti realizzate con blocchi di pietra rettangolare, erano riservate a tredici individui e non hanno restituito elementi di corredo. Lo scavo stratigratico ha esaurito, per la completezza delle indagini…, mentre si sottolinea la particolare attenzione per la documentazione post-scavo con analisi relativa al materiale osseo e ai resti archeobotanici, grazie alla campionatura di quasi 5000 macroresti e alla possibilità di avvio di studi sull'archeologia alimentare.”

Inoltre, i ritrovamenti e gli studi relativi sono stati oggetto di pubblicazioni sullo scavo su riviste specializzate. Ideale, a questo punto, sarebbe accompagnare questo traguardo con la riapertura di un museo o di altro luogo che parli della storia cittadina, dove mostrare anche la trasformazione della Piazza nel tempo, e con essa la trasformazione sociale e dei costumi della cittadinanza.

Ci auguriamo che nella prossima campagna elettorale, i candidati tornino a parlare di cultura del territorio e spendano le proprie energie per creare un articolato progetto lungimirante affinché Corato venga riconosciuta per il suo grande patrimonio culturale, talvolta, sconosciuto agli stessi coratini.

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