Auguri aspettando nuovi segnali stradali

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Ci auguriamo che tutti, diventiamo capaci di saperci ribaltare e modificare all’interno dei nostri contesti personali e comunitari per  saperci integrare in una crescita individuale e collettiva, silenziosa ed efficace: da essere tutti protagonisti di una nuova città possibile nei luoghi e negli spazi,tra le persone e nei momenti aggregazione. Auguriamo a tutti di cercare veramente  e di offrire profondamente una vitale attenzione ai fermenti positivi di crescita umana che spesso rimangono poco evidenziati, ma che formano il tessuto ed il fermento vero di iniziative e di attività che promuovono la formazione e lo sviluppo del tessuto della storia e della società.   Il direttivo di Legambiente       Come nostro solito,diamo voce a chi non ha voce. Il nostro “regalo” è la testimonianza di Padre Mauro Armanino,che vive concretamente il Natale della condivisione, della pace e della    La vie est belle La vita è bella   Era scritto sul retro del camion con pittura fresca. Un autocarro pieno di merci che pendeva da una parte per solidarietà con la strada. La vita è bella in generale ma meno per i cinque liberiani arrestati venerdì. Si trovano nella casa di correzione e soprattutto di pena di Niamey.Uno di loro è stato legato, appeso e poi convinto a raccontare l'accaduto. Jonathan è stato torturato alcune ore per una confessione migrante. Arrivato qualche settimana fa dal Sudan senza una direzione da seguire dopo aver cercato di andare in Arabia Saudita. Gli altri quattro aspettano la visita dell'avvocato che non arriva e quella del cibo e dell'acqua che non c'è per nessuno. No money no friends. Era invece scritto sulla maglietta nuova di Steve che passava per chiedere di telefonare a suo padre malato in Liberia.Questa  frase si trovava scritta sul retro dei taxi di Monrovia.Per chi non ha soldi non ci sono amici. Una saggezza popolare fin troppo sperimentabile al quotidiano anche sotto altre latitudini del globo. Lo stesso accade per gli stranieri. Clandestini sono solo i poveri senza documenti. Gli altri sono turisti, viaggiatori o rispettati commercianti. Non c'è giustizia per i poveri scriveva l'altro taxi nella capitale liberiana. Invece sul fianco di un coltivato trasportatore di persone di Niamey la scritta diceva 'merci à Dieu' cioè grazie a Dio. I motivi per questo non mancano anche se non è sempre sensato domandarlo. La vita è bella per Judith che ha avuto una crisi acuta di asma. Aveva smesso di respirare e rantolava il dolore del soffio che si avvelena. Una corsa con la macchina fino alla clinica più vicina e affidabile. L'avevano già dimessa da un'altra perché non aveva di che pagarsi il soggiorno e le cure. Un paio di medicine, una ricetta medica e neppure la visita del dottore come ultime raccomandazioni. La crisi si aggrappa improvvisa al volante e il mondo diventa la strada ingombra di macchine per il rientro serale. Il bello della vita è che Judith respira di nuovo e che si prepara a recitare la parte di se stessa. Ammalata di AIDS per essere stata aggredita e violentata da decine di militari durante la guerra. Si trovava per sbaglio nel suo paese quando i militari hanno rovesciato il potere per esercitare il loro. Ha voluto scrivere la sua vita e poi recitarla come vera. Con lei c'è Pelagie e anche Ornella, sua figlia, e tutte si recitano e si raccontano e fanno che la vita sia bella. Vivevano felici e contente finché la guerra e i regolamenti di conti l'hanno resa poco riconoscibile. Allora hanno accettato di metterla in scena perché anche altre storie come le loro si facciano voce,volto e grido.. Sulla scena stanno costruendo e insieme demolendo un muro di blocchi di cemento simile alla loro vita di donne. Mattoni di cemento trasportabili e raccontabili come parole assenti all'appuntamento. Ornella sulla scena gioca con una bambola di pezza. Dice che la sua vita era terminata quando ha visto uccidere suo padre davanti alla porta di casa. L'altro muro che la separa dalle sue compagne è il sangue rimasto a scorrere nelle sue vene.  La vita è bella per Janet qui ha trovato una camera dove passare la notte dopo il giorno e piangeva d'amore mentre ascoltava canzoni gospel sulla panchina. Voleva andare da sua madre che si trova in Nigeria. E'indecisa se tornare da sua figlia che si trova in Liberia da troppi anni con la nonna. Ha il timore di non essere riconosciuta dopo tanti anni di viaggi perduti. Vorrebbe iniziare un piccolo ristorante nel quartiere. Secondo lei potrebbe funzionare visto il numero di liberiani che ancora sono in viaggio. Ma anche i camerunesi sono numerosi e a decine cercano di tornare per ricominciare a partire un'altra volta nella vita. Dice di cucinare bene e porta le trecce finte come una fata. Per Linda la vita è ancora più bella perché oggi pomeriggio si sposa con il pastore di una chiesa protestante del suo paese. Non torna nella Repubblica Democratica del Congo dove si continua a prendere la guerra come sistema politico di governo. Nell' invito per la cerimonia appare il disegno di un uomo e una donna abbracciati che si guardano.   Mauro Armanino, Niamey, dicembre 2012                                                         Natali Migranti   Thérèse è al quarto mese di un figlio concepito a El Fasher nel Sudan.Il padre di nome Augustin è morto di malattia.Era di origine nigeriana e si erano conosciuti da qualche parte nel cammino.Erano poi partiti insieme dalla Costa d'Avorio dove Thèrese ha lasciato un figlio di dieci anni avuto con un altro uomo.Lo ha chiamato Salomon non tanto a causa della saggezza quanto della possibile regalità.Non si sa mai chi potrebbe diventare questo bambino.Adesso si trova con la signora di una Chiesa protestante nella capitale economica avoriana.Thérese è partita dalla Liberia nel 2003 e dice di voler tornare al paese.Prima però deve passare a prendere Salomon che è anche un nome della pace.Non sta bene e si sente stanca del viaggio.Ora cerca una camera e vuole curarsi con una medicina di cui ha perso la scatola e dimenticato il nome.   Alpha Cissé è nato a Monrovia dall'altra parte del ponte dove si era combattuta la battaglia per la conquista della città.Non si era fidato della pace e aveva inziato a viaggiare nei paesi vicini e poi col tempo sempre più lontano.Non ricorda più l'età dei due figli che ha lasciato alla sua famiglia in Liberia.Ricorda invece i loro nomi.Il primo si chiama Moise e l'altro George.Forse perché diventi come Weah che era famoso come giocatore.Poi si è presentato per le elezioni presidenziali e ora è  capo della commisione di una verità che non si saprà mai.La moglie di Alpha è deceduta nel duemila e lui si trova a Niamey da cinque giorni e nella vita da trentadue anni.Dorme ancora alla stazione del bus che lo ha portato alla capitale.Pensa a suo figlio Moise che vorrebbe liberarlo dalla prigionia nella quale si trova. Insieme pensano di attraversare il pezzo di deserto che rimane per tornare alla terra con qualche promessa..   Octavious e Monica si sono conosciuti tardi in Costa d'Avorio. Lui era già stato nel paese come rifugiato nel 1990. Vi era tornato quando faceva il commerciante in Nigeria.Sono partiti insieme in Asia.Hanno fatto affari in Tainlandia, Malesia e Cina.In Beijing hanno scoperto che i loro documenti erano falsi.Sono stati espulsi e deportati ad Addis Abeba in Etiopia.Nel frattempo il loro figlio di nome Andrew di tre anni è rimasto con una famiglia in Tainlandia.E loro dopo aver passato l'inferno in Sudan arrivano a Niamey e contano iniziare una qualsiasi attività commerciale.Anche Monica era commerciante.Aveva raggiunto sua madre nel Camerun fin dal 2005 che è l'anno delle prime elezioni democratiche in Liberia.Dice che ha seguito Octavious per amore.   Il figlio di Jonathan e Andrea Celestina si chiama Godwill.La volontà di dio si è incontrata in Guinea Bissau dove Jonathan dalla Liberia è partito in cerca di fortuna.Ha dunque trovato Celestina che parla solo il criollo che si mescola di portoghese.Nel 2010 son partiti per il Mali e hanno poi inseguito altri paesi.Sono giunti fino al Sudan dove sono stati detenuti per un mese nella capitale  per mancanza di documenti.Sono stati espulsi e abbandonati alla frontiera.Jonathan era partito dalla Liberia nel 2004 per mancanza di pace.Per la volontà di dio aveva raggiunto l'altra Guinea che per distinguerla si chiama Conakri e che per anni ha fabbricato dittatori.Andrea è la sua compagna di avventura e si accorge solo ora di avere 22 anni scarsi.E' diventata madre molto prima e la volontà di dio gli ha dato un figlio.Godwill forse tornerà presto a vedere sua madre.   Il marito di Thérese è morto quest'anno. Lei ha detto che suo figlio si chiamerà come lui.L'altro Agostino era un berbero di Tagaste che si trova nell'attuale Algeria.Thérese era detenuta a El Fasher quando ha scoperto di essere incinta.Da allora nessuno le ha parlato del censimento che si sta realizzando in Niger dove le donne fanno molti figli.Thérese ha lasciato il suo Salomon in Costa d'Avorio.Pensa portarlo al paese per dare un nome alla pace.Come Bertrand che  ha 26 anni ed è originario del Cameroun.E' appena arrivato col camion dal vicino Burkina Faso.Vendeva pesci in Senegal e poi si è messo ad allevare polli e sogni.Voleva andare in Algeria e ha abbandonato la sua borsa davanti alla porta come uno dei magi.                                                                               mauro armanino, dicembre 2012, niamey