Federico Quinto: il patriota dimenticato

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Una semplice e semicancellata lapide, ricorda su Via Castel del Monte, poco dopo il corso cittadino, la figura di Federico Quinto. Figlio di Francesco, notaio a Corato ma originario di Montemilone, e Gaetana Cipriani di Terlizzi, nacque a Corato il 13 marzo 1808.   Laureatosi in legge a Napoli, visse una vita attiva nel campo sociale distinguendosi per le aperture politiche e culturali del tempo; un periodo alquanto turbolento ricco di contrapposizioni ed una fase in cui si affermava l’identità comune nazionale e dell’italianità con posizioni d’avanguardia socio, politico, culturale.   La sua attività politica infervorata dai valori mazziniani, animò la città di Corato e i dintorni di quella vivacità considerata dal governo borbonico una attività illegale. Varie furono le persecuzioni a cui fu sottoposto, in casa su Via Castel del Monte con fughe, travestimenti.   Nel 1849 un mandato non sottrasse Federico Quinto dall’arresto, ma in un sollevazione popolare il prigioniero fu liberato, aiutato da alcuni carbonari voleva raggiungere suo fratello Stanislao per combattere gli Austriaci in Vaticano.   Tuttavia, nel corso del suo peregrinare per far perdere le tracce ai gendarmi, decise di emigrare,suo malgrado a Corfù in Grecia. Si imbarcò da Macerata ed incontrò, tra i vari patrioti, Niccolò Tommaseo, i quale gli affidò la cattedra di insegnamento e il resto della famiglia composta dalla moglie Elisabetta, con i cinque figli: Rosa, 13 anni, Gaetana, 12 anni, Francesco 9 anni, Felicetta 7 anni ed Eleonora, 4 anni raggiunsero coattivamente il padre. Federico Quinto manteneva i contatti da Corfù con Giuseppe Mazzini esule a Londra e con Camillo Benso, conte di Cavour.   Collaborava fattivamente, insieme con altri esuli al giornale mazziniano “ Il Risorgimento”. In esilio, si dedicava all’insegnamento, all’educazione dei figli, all’attività politica di esule, con gli altri esuli sparsi in tutta Europa. Morì il 30 maggio 1854 per infarto cardiaco a soli quarantasei anni.   Il fratello Stanislao Quinto nel 1870 divenne sindaco di Corato e consigliere provinciale. Tuttavia, Corato non ricorda questo patriota che insieme con altri eroi hanno promosso i valori dell’Unità nazionale e si sono sacrificati per essa.