Un futuro migliore Sbilanciandosi

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Hanno partecipato un pool di associazioni, istituzioni, enti non governativi per promuovere un’economia di giustizia e di un nuovo e rinnovato modello di sviluppo fondato sui diritti,l’ambiente, la pace. Questi termini grammaticalmente  astratti  hanno concretamente una ricaduta all’interno di contesti sociali ed economici in Italia ed nel mondo.   I vari incontri e momenti con autorevoli relatori ed esperti, in ogni settore del campo associazionistico,sociale, economico e politico hanno evidenziato la necessità di un’inversione di tendenza rispetto ad alcune scelte politiche ed amministrative che possano aiutare i cittadini ad uno sviluppo sostenibile ed una maggiore qualità di vita, in un contesto sempre più globalizzato, dove le scelte a livello anche locale possono avere una ripercussione a livello mondiale.   Oltre 500 presenze in quattro giorni di sessioni plenarie, 13 gruppi di lavoro, tavole rotonde, più di 150 associazioni ed organizzazioni rappresentate, oltre 120 relatori sono stati i numeri del forum che hanno avuto la partecipazione anche di cittadini ed amministratori per maturare una maggiore consapevolezza di scelte opportune .   La materia degli usi civici, dei beni collettivi del demanio e delle aree protette è da sempre al centro dell’attività di Legambiente, che nell’ambito del convegno nazionale Sbilanciamoci ha voluto aprire una finestra su di una problematica molto importante sul piano ambientale ma scarsamente considerata da parte delle istituzioni e della politica.   La materia, nonostante la complessità,  bene è stata affrontata dai relatori intervenuti al seminario che ha visto anche una numerosa partecipazione. L’argomento è stato introdotto da Sebastiano Venneri della Segreteria Nazionale di Legambiente il quale ha evidenziato l’importanza che la materia degli usi civici e del demanio  rivestono nell’ambito di una politica sostenibile di gestione del territorio.   A questo ha fatto seguito la relazione dell’avv. Gianni Angeloni del foro di Roma il quale, attraverso un excursus storico sulla natura e le origini degli usi civici e dei beni collettivi, ne ha evidenziato il concetto di fondo e cioè che esistono territori per cui è possibile pensare una forma di proprietà diversa da quella di tipo esclusivamente individuale. In effetti è questo ciò che sottende a tutta la questione e cioè la possibilità di utilizzare le potenzialità ed i frutti di un territorio la cui titolarità di utilizzo sia riconducibile non ad un singolo soggetto bensì ad una intera collettività.   Sulla stessa linea si è mosso l’intervento dell’architetto Marco Mazzoli il quale, attraverso un analisi della normativa vigente in materia, si è soffermato sulla necessità di monitoraggio e conseguente mappatura delle aree gravate da uso civico o bene collettivo al fine di garantirne la fruibilità, sottolineando, inoltre, come il Legislatore nel tempo poco si sia curato di questa materia e quando lo ha fatto, solo per eliminare tali forme di proprietà collettive.   Infine, è intervenuto Emanuele Giordano, Dirigente Ufficio Pianificazione della Regione Puglia, il quale ha rilevato non solo l’importanza che gli usi civici rivestono nell’ambito di un’attività di pianificazione e di gestione del territorio, ma ha anche sottolineato il valore sul piano turistico che andrebbero ad assumere i territori gravati da usi civici o bene collettivi.   L’ingegnere ha così fatto l’esempio dei tratturi definiti vere e proprie «autostrade delle pecore» il cui rifacimento e ripristino potrebbe sicuramente rappresentare un forte incentivo al turismo di tipo rurale, e quindi tipico della nostra regione, ma anche poter rappresentare una fonte di reddito per i giovani ai quali potrebbe essere affidata la gestione dei tratturi attraverso la nascita di cooperative specializzate.   La materia richiederebbe numerosi approfondimenti ma una cosa infine  è importante cogliere: possiamo imparare ad avere un rapporto con il nostro territorio attraverso la consapevolezza che non sempre la terra è di qualcuno in particolare ma che può essere di tutti e che quindi tutti dobbiamo sentirci interessati a tutelarne la conservazione, l’accesso e la libera fruizione.