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George Berkeley

[La mappa del viaggio di Berkeley è consultabile cliccando qui]

Nel corso di questi anni, molti mi hanno chiesto più volte quali potessero essere le relazioni storico- culturali e sociali tra le Isole Britanniche ed, in modo, particolare con l’Irlanda. Diversi viaggiatori, viandanti, soldati, cavalieri hanno utilizzato la via Appia e la via Traiana per poter arrivare a Brindisi o a Roma , la “caput Mundi” o tramite queste vie di comunicazioni, deviando  s’imbarcavano a Taranto, porto strategico per le vie marine del Mediterraneo. Tra questi anche San Cataldo nel VI secolo,ma altri viaggiatori sono passati ,hanno osservato e descritto il nostro territorio : l’ambiente, gli usi,i costumi e l’economia. George Berkeley fu uno di questi. Filosofo, vescovo irlandese, nato nel 1685, operò con grande duttilità in diversi  ambiti del sapere  e morì ad Oxford nel 1753. Tra il 1713 e il 1720 compì due viaggi in Italia, annotando luoghi, situazioni e le varie caratteristiche delle località visitate. George  Berkeley arrivò in Puglia il 18 maggio 1717 a Ponte Bovino, dirigendosi verso Canosa di Puglia, che riferì: "una città povera su un piccolo colle, grotte e rovine romane”. Poi, ripartì alla volta di Barletta visitandola il giorno 20. La città,sede vescovile, aveva secondo le sue informazioni undicimila e cinquecento abitanti. “Strade larghe,con begli edifici… La cattedrale  è povera. Il colosso di bronzo  di Eraclio è sistemato  nella strada principale”. Due conventi di monache,cinque di monaci e dieci di Teatini e Gesuiti. Inoltre, ecco come ci descrisse il21 maggio il litorale tra Barletta e Trani circondato da “grano e qualche vigna” con torri basse per l’avvistamento dei pirati turchi. Arrivò a Trani. La città ,che aveva settemila abitanti, è riferita con “una cattedrale molto elegante,gotica,con marmo bianco”, ed aveva cinque o sei conventi. Il porto era bloccato dagli Spagnoli. La strada fra Trani e Bisceglie ,era caratterizzata da un paesaggio di “vigne, melograni, ulivi, fichi …”. La descrizione di Bisceglie era alquanto articolata: "Bella, ben costruita… E’ in marmo bianco… Splendidi palazzi". Otto-novemila abitanti, cinque conventi di monaci e due di monache. La strada tra Bisceglie e Molfetta era “piena di sassi,muri a secco da tutti e due i lati…soprattutto ulivi”.Molfetta era  una piccola città “con edifici di marmo bianco… Splendido convento dei Domenicani”. Il 22 maggio, Berkeley arrivò a Bari: descrisse sommariamente i vari conventi fuori le mura e quello dei Gesuiti, dove sono conservati i resti di San Nicola. Bari, diciottomila abitanti, era una città di mercanti con “strade strette e brutte, costruzioni poco pulite”, quattro conventi di monache, nove di monaci e trentotto canonici. E’ curioso come George  Berkeley gradisse molto i dintorni di Bari ,non solo per la bellezza del paesaggio  rurale,ma per la “danza dei taratati”. La descrizione è accurata e minuziosa:” Muovono i loro corpi lasciandosi orientare dai movimenti della tarantola che vedono riflessi nello specchio”, e, poi, ancora, “il tutto ci sembrava eseguito con troppa abilità e regolarità  per essere i gesti di un matto. Le guance scavate,gli occhi dilatati,con l’aria di chi fosse in preda a un eccesso di febbre”. L’esposizione sul fenomeno del tarantismo , è vista in chiave antropologica ,con una chiara matrice orfico – dionisiaca. Sono ben tre le citazioni sulla tarantola ed un resoconto accurato sulla pizzica. Dopo aver visitato ed illustrato alcuni centri pugliesi tra cui Lecce e Taranto, il filosofo irlandese venne a trovarsi al confine tra la Puglia e la Basilicata, si soffermò nella  presentazione della Murgia e del suo paesaggio. Con l’alternarsi di vari scenari : dalla roccia brulla alle distese di grano ,dai pascoli verdi  ai vari frutteti. Il 3 giugno  giunse a Poggiorsini , partendo da Gravina . La descrizione è di un borgo povero “con portoni ed entrate alle case… di una sporcizia insopportabile”. Riprese la strada nel cuore della Murgia e del suo paesaggio intervallato da pianure, valli,colline e pendii con varie colture. Così George Berkeley  arrivò a Spinazzola, villaggio appartenente al Duca di Calabritto, con circa tremila abitanti e tre conventi. “(Spinazzola)Ha una bella posizione; da un lato un bosco delizioso e un ampio avvallamento con colline ricche di alberi e grano ,dall’altro campagna aperta con grano e pascoli.Un sacco di pulci”.  Poi, il 4 giugno riprese il suo viaggio ,visitando Venosa,città natale di Orazio,continuando verso Ponte Bovino ,da dove lasciò la nostra regione. Il racconto di George Berkeley è scarno , ma essenziale nella forma e nella sostanza rilevando come se avesse scattato una serie di istantanee delle nostre città, del nostro territorio nel 1717. L’approccio del filosofo consiste nel porre gli eccessi: la povertà economica accanto alla bellezza naturalistica del paesaggio murgiano e dei suoi monumenti. Segue, poi, il metodo filosofico che contrappone la natura buona con quella malvagia , l’innocenza antitetica alla crudeltà. L’innocente, il buono, il selvaggio per George Berkeley sono privi di virtù,ma anche di vizi. Un’ultima annotazione: il diario di viaggio è stato scritto sul calesse durante i vari spostamenti  e le informazioni sulle varie località sono state assunte dai curati dei vari centri visitati.

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