La speranza non è in vendita





Luigi Ciotti –La speranza non è in vendita - Giunti /Edizioni Gruppo Abele, 2011 Prato-Torino, Euro 10     L’ultimo libro di don Luigi Ciotti è un focus di strettissima attualità,riflette, declina un lessico e i valori, al centro del dibattito culturale e politico di questi ultimi anni. In un mondo d'ingiustizie sempre più intollerabili, la speranza rischia di diventare quasi un lusso, un bene veramente alla portata di pochi. Ma,una speranza “d'elite”, una speranza che esclude, in realtà è una speranza falsa. Per fermare questa compravendita di speranze di seconda mano, bisogna trasformare la denuncia dell'ingiustizia,in un impegno concreto per costruire la giustizia. Questi sono i presupposti da cui nasce “La speranza non è in vendita”, l'ultimo libro di don Luigi Ciotti, un lavoro composto in quarantacinque anni di faccia a faccia,gomito a gomito, con le persone, incentrato su incontri, di strada fatta a fianco degli ultimi, prima nel Gruppo Abele, poi, in Libera,un movimento inclusivo di oltre un migliaio di realtà sociali del nostro Paese,tra cui fa parte anche Legambiente. Un testo “per non cedere alla rassegnazione, al cinismo e all'indifferenza. E per ricordarci che la strada dell'impegno è scandita da tre parole: corresponsabilità, continuità, condivisione”. Le categorie “dell’etica della corresponsabilità “  che consistono “nel vivere in modo generoso il proprio ruolo di cittadini”.La “continuità “è “trasformare l’indignazione in un sentimento stabile “. La condivisione “è sapere che da soli non andiamo da nessuna parte”.Le disuguaglianze, partendo dal Vangelo di Luca(6,21-25), riflette su due aspetti fondamentali: la flessibilità ( ma il mercato non è flessibile )e la prassi fagocitante che vive di un sistema di sfruttamento, di morti bianche sul lavoro, della tratta degli esseri umani. Il dogma del libero mercato ha creato” disuguaglianze e povertà anche in Paesi dall’economia tradizionalmente solida”. Questo sistema ha provocato anche ulteriori conseguenze di insostenibilità di “devastazione di risorse ambientali”; la “globalizzazione” diventa “la riduzione di tutto a valore di mercato”. In questo contesto, il carcere diventa una discarica sociale. La privatizzazione è “l’usurpazione dello spazio pubblico”, “l’egemonia della finanza “ha realizzato “la dissipazione delle ricchezze reali”, “l’eclissi dell’etica”ha provocato “la perdita del legame sociale e del senso di responsabilità”.A questo punto,citando il cardinale Anastasio Ballestrero, ricorda al lettore che :”….con il Vangelo non si bara!”e don Ciotti aggiunge anche il valore sociale della Costituzione italiana,perché entrambe con un frasario differente, esprimono “dei diritti ,di valori delle diversità”,evidenziando che la Carta costituzionale, manifesta le differenti espressioni culture sociali, “da il senso dello stare insieme all’interno di una società ormai plurale….in cui si valorizza una pedagogia della libertà”. Su questo tema, il libro dedica un capitolo sul ruolo delle Chiese che “interferiscono “, nel dare dignità,libertà, cultura e democrazia,riferendosi,in modo particolare,ai discorsi di Benedetto XVI, nel corso dell’ultima visita a Palermo e di Giovanni Paolo II, che dalla Valle dei Templi nel 1993, urlò il suo anatema contro la mafia, indicando senza se e senza ma, una vera e profonda conversione. Tuttavia, don Luigi Ciotti delinea nuove forme di mafia:il clientelismo, l’evasione fiscale e la corruzione. Il rischio concreto è di un analfabetismo etico,qui la Chiesa ha un ruolo fondamentale, come lo dimostra anche il documento della CEI del 26/09/2011,in cui ha denunciato anche  la corruzione dei costumi pubblici. A questo punto, si deve vivere una fase dell’impegno sociale in cui:”…la legalità è uno strumento….il buon uso,l’uso corretto implica la presenza di altri due elementi: la responsabilità individuale,la giustizia sociale”. Il futuro non è nell’economia, negli spread,nei PIL,nell’euro tout court, ma nella cultura della responsabilità per generare la speranza ,non come utopia,ma come un futuro possibile. I destinatari siamo tutti, se vogliamo saldare Terra e Cielo e citando don Tonino Bello,don Ciotti conclude il libro, con le seguenti parole:”Sono convinto che il senso della morte,come quello della vita,dell’amicizia,della giustizia,e quello supremo di Dio,non si trovi in fondo ai nostri ragionamenti,ma sempre in fondo al nostro impegno”.     Giuseppe Faretra   Dal volume pag.50 Cap.4: La democrazia   Doni impegnativi La democrazia si fonda su quei due doni:giustizia e dignità. Si tratta di doni impegnativi ,che esigono da chi li riceve di non tenerli solo per sé ma di diffonderli e moltiplicarli, affinché diventino universali. Essendo “beni relazionali “,acquistano valore quanto più toccano la vita di tutti. La giustizia riguarda l’intera comunità: nessuno può esserne escluso ,come nessuno ci può sottrarre. La dignità è una prerogativa di ogni singola vita,e a maggiore ragione se è una vita “diversa”,”straniera”non ancora inclusa nella comunità,non ancora riconosciuta dalle sue leggi. Accanto a giustizia e dignità,allora, bisogna  mettere una terza parola,senza la quale la democrazia non potrà mai stare in piedi: impegno. La democrazia è il più giusto ma anche il più difficile e faticoso dei sistemi per governare uno Stato ,perché ha bisogno del contributo e della responsabilità do tutti. Tutti devono darsi da fare perché la dignità e la giustizia continuino a essere i cardini delle relazioni umane.

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