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La solidarietà è in Rete per approfondire la cultura ambientale e il sapere

La solidarietà è in Rete per approfondire la cultura ambientale e il sapere

Se l’esperienza di stare a casa ce lo stanno ripetendo in modo continuativo e senza soste per permetterci di uscire prima possibile da questa pandemia, può diventare l’occasione per vedere film o leggere libri, riviste visto che è stata attivata una vera e propria solidarietà digitale. L’obiettivo dell’iniziativa è offrire servizi tecnologici e digitali che possano migliorare la situazione delle persone che vivono nelle aree sottoposte a restrizioni, facilitando nel contempo il ritorno alla normalità delle loro vite. Ci sono giornali, riviste e servizi online che hanno aderito ed all’interno del portale è possibile trovare tutte le attività che aderiscono a questa forma di solidarietà digitale. https://solidarietadigitale.agid.gov.it/#/

In Rete è possibile trovare contenuti per tutti i gusti e i palati. In questi giorni è opportuno segnalare: https://cinemambiente.it/cinemambiente-a-casa-tua/ utilizzando questo link è possibile vedere le proiezioni della maggiore rassegna di film sul tema ambientale. Assolutamente da non perdere con lo streaming gratuito praticamente fino a fine mese. E' online la piattaforma EducazioneDigitale.it/mattm, uno strumento messo in piedi dal ministero dell'Ambiente in tempi record per informarsi e studiare da casa tutto quello che c'è da sapere sulle tematiche ambientali e in particolare sui cambiamenti climatici, nonché tutti i musei. Queste risorse sono destinate principalmente a docenti e studenti, ma sono fruibili da tutti. Legambiente ha attivato https://iorestoacasa.legambiente.it/ con una serie di contenuti da conoscere per restare a casa e fare tante attività in modo semplice creativo, ma alternandole in modo personale e originale. Naturalmente tutti i contenuti sono gratuiti senza limitazioni con una serie di canali attivi.

Tutti possono contribuire per arricchire di nuovi contenuti compilando un apposito form. Ci sono case editrici, giornali nella versione online, agenzie stampa e di servizi che offrono libri, dizionari, accesso a servizi multimediali da poter consultare e leggere. A questo punto buona navigazione!

L’ecologia a casa

L’ecologia a casa

Tante cose si possono fare nel rispetto dell’ambiente domestico e non solo.

Stare a casa può essere utile per fare tante cose. Per alcuni potrebbe sembrare essere inutile o inefficace per fare qualcosa di buono per il nostro Pianeta, ma i comportamenti individuali possono diventare attività virtuose di una comunità che può servire a creare nuovi stili di vita più sostenibili. Ad esempio, leggere sulle etichette se quei prodotti non utilizzano più energia o risorse delle cose che stai attualmente usando o le ricicla in modo virtuoso: fare questo può abbassare il tuo impatto ambientale senza modificare in peggio il tuo stile di vita. Dopotutto essere ecofriendly non costa molto se non diventare cittadini attivi, aperti, curiosi verso sistemi e prodotti sempre più sostenibili. L’ecologia è domestica: si parte dalle scelte fatte in casa per rimodulare i comportamenti e gli stili di vita che nella prassi di vita sono spesso routinari e spesso non ci facciamo caso come ridurre il consumo di acqua: se lavarsi le mani, e il corpo è giusto lasciare sciacquoni e rubinetti aperti senza utilizzo non lo è, anche se per poco tempo. Non sprecare energia elettrica, utilizzando gli elettrodomestici o i vari devices quando servono, come rivedere l’illuminotecnica della propria abitazione con l’utilizzo di lampade al led e a basso consumo A o superiori. In genere, è importante controllare il consumo di carne e pesce, incrementando l’uso di legumi e verdure. Fare una “spesa intelligente” senza ingolfare il frigorifero, o la dispensa rischiando di produrre rifiuti e sperperare denaro, ma favorire il KM 0 di ortaggi e frutta, di prodotti locali alimentari, in genere, buoni e freschi. Fare una corretta raccolta differenziata ricordando delle tre R: Ridurre, Riutilizzare e Riciclare. Riduci la quantità di rifiuti che produci, utilizza più di una volta le cose e dai agli altri quelle che non usi più. Questo tempo può essere utile per mettere a posto mansarde, ripostigli, autorimesse, da oggetti inutili o da regalarne se possono essere ancora utilizzati. Riutilizza le cose che possono essere utilizzate più di una volta, invece di buttarle dopo un solo uso. Porta da casa le tue buste di plastica non monouso, sacchetti di cotone o una grande borsa quando vai in un negozio. Ricicla il più possibile in modo creativo, una semplice idea può diventare qualcosa di bello e di importante. Rivedi il modo di fare la spesa su una linea più verde come usare la carta riciclata e detergenti provenienti da fonti naturali e a basso impatto: ci sono e le nostre scelte possono orientare l’economia e il mercato delle merci. Scopri un po' di più sull’ambiente e sui sistemi naturali della Terra, così da sapere quello che sta succedendo intorno a te. I libri e internet sono strumenti utili per trovare utili informazioni sull’argomento, e possono dare una grande quantità di buone indicazioni e scelte. Assicurati che siano documenti di buona qualità di contenuti e basati su fatti oggettivi, non su supponenti fake news, o su greenwashing, accertati da varie fonti accreditate. Gli strumenti e sistemi ci sono: usali con attenzione valutando il riscontro di ogni informazione. Ripensare sui propri consumi e sui propri stili di vita può generare i veri cambiamenti collettivi che possono fare del nostro Pianeta un luogo migliore dove poter vivere.

La mobilità sostenibile: il futuro è prossimo?

La mobilità sostenibile: il futuro è prossimo?

Atti e azioni contribuiscono alla qualità dell’aria e delle nostre città.

Tra le sfide del futuro in merito alla sostenibilità ambientale c’è anche quella della mobilità che produce la Co2 –anidride carbonica oltre i limiti su più città sul territorio nazionale.

https://www.legambiente.it/emergenza-smog-i-nuovi-dati-di-malaria-il-report-di-legambiente-sullinquinamento-atmosferico-in-citta/

Le conseguenze sono: centri urbani chiusi, zone 30, limitazione a veicoli vetusti, contenimento dell’uso delle caldaie domestiche sembrano non proprio sortire l’effetto sperato sulla salute dell’aria, purtroppo, serve una cura da cavallo. Purtroppo, è necessario un cambiamento degli stili di vita e dei comportamenti dei cittadini che spesso potrebbero essere più virtuosi. Possiamo elencare, infatti, almeno 4 fattori in grado di condizionare gli scenari: la guida autonoma, i regolamenti sulle emissioni inquinanti, il car sharing e – appunto – l’arrivo dei veicoli elettrici con una più ampia diffusione. Usare la condivisione di mezzi di trasporto con un uso virtuoso di piattaforme e social, valorizzare il supporto dell’ intermodalità dei mezzi sono necessari per abbattere costi e anidride carbonica, traffico e …tutto il resto. …Tocca anche alle case produttrici produrre veicoli più performanti nella durata, nei costi, nell’ efficienza. Il motore elettrico è l’innovazione nel campo delle auto anche per i suoi bassi costi di manutenzione. L’auto elettrica è molto più vecchia delle sue sorelle a benzina e a diesel o delle attuali ibride che hanno il ruolo di accompagnare l’automobilista del passaggio dal motore tradizionale termico a quello elettrico. I primi tentativi di commercializzazione delle vetture elettriche risalgono al 1881 per opera del costruttore francese di carrozze, Charles Jeantaud. Per quanto riguarda i motori delle autovetture, l’innovazione è molto più recente specie per le batterie che dovranno essere sempre più performanti: sviluppare un’auto elettrica interpella molta meno progettazione e componenti che una a benzina o diesel o delle stesse ibride che sono un compromesso tra veicoli a doppia combustione, generalmente benzina/gpl o elettrico con motore a combustibile liquido. Il motore, o meglio i motori, devono solamente far girare una ruota spinti dall’energia conservata a bordo nella batteria. I motori termici tradizionali, oltre ad avere molte più componenti, hanno poi la funzione di “contenere” l’esplosione generata dall’ignizione del carburante. Oltre che più complessi sono quindi più pesanti e ingombranti. La vita media di una batteria di un auto elettrica, prima della sua sostituzione è di circa 200mila chilometri, anche se le case automobilistiche stanno lavorando alla realizzazione di batterie più longeve, potenti e più veloci nella fase della ricarica, auspicando un abbattimento dei costi del kit batteria, vera mannaia economica per rendere l’acquisto dell’auto elettrica veramente competitiva. Sempre più aziende automobilistiche stanno investendo in questo settore nella ricerca e risoluzione di problemi che tutt’ora ha chi possiede un’auto elettrica , come il tempo di ricarica o il prezzo iniziale per l’acquisto della vettura. E’ necessario piuttosto distribuire e diffondere le colonnine elettriche per poter permettere la ricarica delle autovetture. Sono tutti ostacoli che una volta superati porteranno al trionfo dell’elettrico rispetto all’auto tradizionale , serve solo pazienza e lungimiranza anche da parte degli amministratori. Non basta solo la limitazione dei mezzi a motore, ma servono una serie di scelte personali e collettive: favorire gli acquisti a km 0 , puntare su elettrodomestici e caldaie o un riscaldamento sempre più ad alta efficienza energetica, fare una corretta raccolta differenziata in modo appropriata e sempre “più spinta” , anche i rifiuti sono uno strumento importante, evita la produzione di un inutile CO2 e genera nuove materie prime seconde che si possono reinserire nel campo produttivo con la produzione di nuovi beni più sostenibili generando anche nuove ed innovative forme di economia circolare. Tutti possiamo fare qualcosa per migliorare la qualità dell’aria, ma non dipende solo dalle scelte degli amministratori, che hanno anche il ruolo di essere gli orientatori delle scelte dei cittadini anche a scapito di applausi e di consenso: non è più possibile andare all’angolo della strada per farsi un caffè con l’auto o comprare le sigarette utilizzando l’autovettura per pochi metri, non ha senso, specie se poi si va in palestra per tenersi in forma o ancora si è a dieta, revisioniamo le abitudini, non puntando il dito sugli altri o , talvolta, su poco lungimiranti amministratori locali che non sempre hanno una visione ambientale ad ampio spettro, attenti agli umori o sentiments dei social e dei propri cittadini.

L’Ambiente sui mass Media

L’Ambiente sui mass Media

Vizi e difetti della comunicazione ambientale in un periodo di massima esposizione delle problematiche ambientali.

 In questo ultimo periodo, se i vari summit e gli incontri istituzionali sulle problematiche ambientali non hanno sortito gli effetti sperati, ma gli effetti serra, non parleremmo di un solo effetto serra, un riscontro positivo ha provocato anche l’effetto Greta sui vari mass Media: un incremento di vari format sulle tematiche e sulle questioni ambientali. Siamo bersagliati da trasmissioni, approfondimenti e libri che hanno reso molti esperti di clima. Ci si è messa anche la pubblicità: nel primo quadrimestre 2019 gli spot hanno citato la parola “Sostenibilità ambientale” tanto quanto “amore” e solo leggermente meno della parola “famiglia” e “spesa”, come rileva una ricerca condotta da The Easy Way e EG Media. Se in passato questi programmi erano di nicchia, semmai collocati in orari e giorni, o con una collocazione tipografica marginale, o strampalati giusto per riempire un palinsesto o pagine di rotocalchi o siti con un tocco di green, ora sono sparsi praticamente su tutti i networks nazionali principali e in vari fasce orarie e giorni. L’ecologia ha trovato un nuovo interesse ? Ci sono nuove forme di consapevolezze socioambientali ? Sicuramente, la questione climatica ha portato a nuovi stili e linguaggi, alcuni un po’ triti e ritriti, altri con uno stile anche un po’ retroambientale facendo vedere solo luoghi con paesaggi mozzafiato, ma, tuttavia, questa svolta comunicativa green ha rivalutato una nuova forma di sensibilizzazione culturale e anche gli inserzionisti stanno riconsiderando sistemi di produzione e distribuzione dei prodotti o servizi più green. SI può fare di meglio e di più? Sicuramente, parlare di buone pratiche, nuovi esempi e rinnovati modelli sostenibili non sarebbe un cattivo modo di fare comunicazione ambientale. Ci sono imprese, agricoltori, cittadini che fanno un ambientalismo concreto ogni giorno con gesti ed azioni concrete, che producono ed aiutano l’ambiente, aiutano e sensibilizzano a fare dell’ambiente il bene comune come tutte le risorse naturali che non sono illimitate, anzi necessitiamo di ricordarlo quando o diventano limitati o non hanno un corretto uso per rivalutarne l’importanza o sono messi in discussione da proposte di legge che le vogliono ridefinire o mettere in discussione. C’è pure il greenwashing di coloro che cercano di crearsi un’immagine sociale ecologica senza meriti o senza avere comportamenti sostenibili adeguati o da parte di istituzioni o di personalità pubbliche. Ci manca un programma, com’era presente nel palinsesto della Rai come Ambiente Italia- che ci possa parlare dello stato ambientale dell'Italia, ma anche in altre parti del mondo, mediante reportages, inchieste e collegamenti esterni sui luoghi belli della nostra Italia. Tra gli argomenti affrontati figuravano le denunce contro l'inquinamento, le iniziative per uno sviluppo sostenibile, la tutela di parchi e beni culturali, i danni causati dal dissesto idrogeologico, le attività di associazioni e comitati per tutelare e segnalare eventi e campagne. Ambiente Italia – ha scritto il critico televisivo Aldo Grasso nella Enciclopedia della televisione pubblicata da Garzanti – è stata una delle poche rubriche che possono vantare il marchio di garanzia del servizio pubblico. In onda dal 1990 fino al 2016 si proponeva di raccontare agli italiani come sta un Paese troppo spesso minacciato dall’incuria e dal malaffare, ma anche ricco di uno straordinario patrimonio naturale e culturale, che merita di essere difeso e valorizzato. Di questa comunicazione ambientale si ha bisogno per sostenere anche le attività e le differenti campagne di associazioni ambientaliste che molto spesso sono voci che hanno bisogno di un maggiore supporto comunicativo per far conoscere e divulgare le problematiche e le questioni ambientali. E’ passato il tempo che gli ambientalisti o gli ecologisti erano considerati una nuova generazione di untori di manzoniana memoria che diffondevano la peste nella popolazione: erano visti, da certi organi di informazione, coloro che erano promotori di disastri e sciagure, di devastazioni e di essere icone decadenti del post Sessantotto o della sinistra. Queste descrizioni, certe volte, tra l’ironico e il sarcastico, miravano a screditare le attività e le forme di denuncia sociale delle questioni ambientali e di coloro che promuovevano o sollecitavano le questioni sul tavolo. Speriamo che ci sia una nuova consapevolezza sugli argomenti ambientali per arrivare a promuovere nuovi stili di vita più sostenibili.

L'impronta ecologica e le nostre azioni

L'impronta ecologica e le nostre azioni

Ogni attività umana ha un suo impatto nell’ambiente. Nel periodo estivo è necessario fare più attenzione per riflettere ed operare stili di vita più sostenibili. Consumiamo tanto …Probabilmente troppo. L’impronta ecologica ci dice di quanti pianeta Terra abbiamo bisogno per conservare l’attuale consumo di risorse naturali. Allo stato attuale, abbiamo bisogno di poco più di 1,7 “Pianeti Terra”. Ma la nostra impronta ecologica come italiani è addirittura più forte di 2,6 “Pianeti Terra”. Consumiamo troppo, non diamo la possibilità alle risorse di rigenerare le stesse per dare l’opportunità di sostenerci nelle varie attività. L’impronta ecologica si calcola quanti kg di beni consuma un uomo all’interno di uno spazio delimitato per sapere di quanti ettari è necessario disporre per produrre queste risorse, ma anche per assorbire i rifiuti e le emissioni. Abbiamo visto che l’impronta ecologica serve sostanzialmente a capire di quanto spazio ha bisogno l’uomo per vivere nel modo in cui vive, consumando quanto consuma e producendo i rifiuti che produce in un determinato momento. Per calcolare l’impronta ecologica è necessario classificare i consumi, secondo la seguente suddivisione: Alimenti; Abitazioni; Trasporti; Beni di consumo; Servizi. Inoltre, è importante capire come vengono prodotte le risorse naturali che noi consumiamo. Come: Territorio per energia; Terreni agricoli; Pascoli; Foreste; Superficie edificata; Mare. Per questo ricordiamo che è necessario attivare un percorso di economia circolare, come abbiamo precedentemente detto, rigenerare materie prime in nuove materie prime seconde, per esempio, un giornale cartaceo se smaltito in modo corretto con la raccolta differenziata, può essere utilizzato nel packaging come involucro per un nuovo prodotto ad esempio. Dobbiamo capire che le scelte individuali hanno una ricaduta collettiva in ogni azione: dalla scelta del cibo, privilegiando il km 0 al modo di produrre rifiuti con tutta la filiera, dai sistemi di allevamento e produzione di vegetali ed animali, alla scelta di consumatori, ad esempio, nella scelta di elettrodomestici A o superiori, nel rendere efficienti le nostre abitazioni, nel modo di spostarci …per fare dei semplici esempi. Si può fare, ci vuole la responsabilità e la collaborazione di tutti, poi, pensiamo ad essere agenti di questo cambiamento, se tutti con le nostre scelte più attenti alla sostenibilità. Dobbiamo cambiare in parte le nostre abitudini. Non è colpa di africani, indiani e cinesi che fanno troppi figli. E’ evidente che per il Sud del mondo il problema è ridurre le loro popolazioni, dato che non si può certo pretendere che riducano i consumi o le tecnologie (anzi, dovrebbero aumentarli). Viceversa, per i Paesi Occidentali l’obiettivo dovrebbe essere proprio limitare questi ultimi due fattori. L'italiano medio ha un'impronta ecologica di 3,11 ettari (2,21 ettari di ecosistemi produttivi terrestri e 0,9 ettari di ecosistemi produttivi marini). Un quadrato di 176 metri di lato, fatto per il 29% da mare, per il 43% da foreste, per il 9% da terreni agricoli, per il 17% da pascoli, per il 2% da superfici coperte da cemento (città, strade, infrastrutture). Ma in Italia tutta questa superficie ecologica produttiva non c'è! Entro il territorio nazionale disponiamo di sistemi ecologici produttivi pari a un terzo del necessario. Tutto il resto dobbiamo importarlo. Anche tra gli italiani ci sono grosse differenze nell'impronta ecologica individuale: qualcuno ha un'impronta più piccola della media e pesa meno sul pianeta, altri hanno un'impronta più grande della media e lasciano sul pianeta segni più profondi. Consumiamo dunque più del triplo di quello che ci spetterebbe, e il deficit ,come tutti i paesi ricchi, lo colmiamo in gran parte importando risorse a basso costo dal Terzo mondo ,ecco perché è così utile costringerlo a stare sul mercato mondiale mantenendolo però nella miseria, intrappolato dal debito e privo di qualsiasi potere contrattuale. Come se non bastasse, i nostri consumi sono in crescita: un italiano medio produce 398 chili di rifiuti all'anno e quasi il doppio di CO2 rispetto alla media mondiale (10 volte più di un indiano), consuma 150 chili di carta all'anno (quattro volte più della media mondiale, 75 volte più di un indiano), tre volte più combustibili fossili rispetto alla media mondiale e 23 volte più di un indiano. Possediamo un'auto ogni due individui (una ogni dieci la media mondiale, una ogni 500 quella indiana). Per diventare ecologicamente sostenibili - e un po' più equi - dovremmo ridurre i nostri consumi del 75%. Anche perché - sarebbe ovvio, ma è bene sottolinearlo - per ogni persona che, come noi italiani, consuma tre volte più di quel le spetta c'è qualcun altro, magari dall'altra parte del mondo, che deve accontentarsi di un terzo. L'uso, il riuso e l'utilizzo di beni e oggetti sono un freno per frenare la nostra impronta ecologica.

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