Un’estate di rifiuti

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Un’estate di rifiuti

Giovedì prossimo se ne parlerà al Consiglio regionale

Vi alleghiamo una serie di contributi che possono sinteticamente ricostruire la situazione dei rifiuti nella nostra regione. La nostra associazione da sempre segue la situazione che sta rischiando l’emergenza. Di seguito vi presentiamo una serie di note esplicative. Il nostro circolo ha formulato delle proposte per cercare di trattare nella nostra città i rifiuti umidi.

 

 

http://www.legambientecorato.it/index.php/909-legambiente-in-prima-fila-con-idee-e-proposte-sostenibili-con-un-ritorno-in-ogni-senso-per-la-nostra-citta

I contenuti del ddl Sinteticamente il ddl si propone di:

· istituire un unico ATO regionale, superando così le perimetrazioni legate ai territori delle ex province;

· costituire un Agenzia regionale per attuare il relativo piano, dotata di una struttura tecnico amministrativa permanente con l’obbiettivo di portare a compimento la chiusura del ciclo dei rifiuti ed espletare le procedure di affidamento dei servizi.

Analisi e proposte

Occorre osservare che l’unica Agenzia regionale non sarebbe scevra dalle criticità che attagliano gli ARO con riferimento alla complessità delle procedure di gara ed ai ricorsi alla magistratura amministrativa che ritardano la conclusione del procedimento. L’attenzione dovrebbe essere incentrata più sulla gestione unitaria che sull’individuazione di un gestore unico. La differenza sostanziale tra i due concetti è rappresentata dal dare prevalenza all’approccio e alla strategia finalizzate al raggiungimento degli obbiettivi (RD in primis e diminuzione produzione rifiuti indifferenziati in secundis) piuttosto che all’individuazione di un unico soggetto gestore.

- si cambia per l'ennesima volta la governance e si mette in atto un nuovo periodo transitorio che farà perdere ulteriormente tempo per il raggiungimento degli obiettivi nazionali e regionali di aumento della RD, del riciclo e di minimizzazione dei rifiuti residui da avviare a incenerimento o in discarica. Le funzioni della nuova Agenzia regionale ricalcano spesso le attività in capo alla Regione dalla normativa nazionale dei rifiuti e quindi si tratta di un ulteriore rimescolamento delle funzioni nella gestione dei rifiuti che rischia di non cambiare lo status quo del ciclo dei rifiuti fondato quasi esclusivamente su discariche

- nulla si dice sulla leva economica (ecotassa e non solo) che costituirebbe la vera svolta del ciclo dei rifiuti in Puglia (le ripetute proroghe dell'aumento dell'ecotassa hanno premiato gli inadempienti e hanno penalizzato i comuni virtuosi).

Nel frattempo è cambiata la legge nazionale sull'ecotassa come previsto dal collegato ambientale (la Legge 221 del 28 dicembre 2015 recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali”, che è entrata in vigore il 2 febbraio 2016). L’art. 32 del collegato ambientale dispone che nel caso in cui, a livello di ambito territoriale ottimale ovvero in ogni comune, non siano conseguiti gli obiettivi minimi di raccolta differenziata è applicata un'addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dei comuni che non abbiano raggiunto le percentuali previste dalla nuova norma. Inoltre la misura del tributo sul conferimento dei rifiuti in discarica (articolo 3, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549) è modulata in base alla quota percentuale di superamento del livello di raccolta differenziata (RD). Cosa vuole fare la Regione Puglia a tal proposito oltre alle solite e ripetute proroghe? - Sempre a proposito del principio di premialità e penalità nel ciclo dei rifiuti la Regione Puglia dovrebbe varare un nuovo sistema di premialità e penalità del ciclo dei rifiuti sul modello della nuova legge della Regione Emilia-Romagna approvata nell'autunno 2015 (legge regionale 16/2015 ). Fra gli obiettivi da raggiungere entro cinque anni, figurano: l’aumento della raccolta differenziata al 73%, la riduzione del 25% delle produzione di rifiuti pro-capite, il riciclaggio al 70%, il contenimento delle discariche e autosufficienza regionale. Tra le novità introdotte dalla nuova legge: la tariffazione puntuale, ovvero si paga in base a quanto si conferisce, gli incentivi rivolti ai Comuni più virtuosi e premi alle imprese che smaltiscono meglio. La nuova ecotassa viene fatta pagare ai comuni che superano i 150 kg procapite annui di rifiuti residui da inviare allo smaltimento, mentre i comuni che sono al di sotto di questa soglia possono vantare una premialità economica. Il tutto viene fondato su un fondo regionale per l'economia circolare che viene alimentato dalle multe fatte pagare ai comuni inadempienti.

Emergenza rifiuti alle porte l’Arpa boccia Tersan impianto verso il blocco

È uno dei siti di compostaggio più grandi della Puglia I rilievi Il parere dei tecnici: «Misurato in più occasioni il superamento dei limiti» di Roberta GRASSI

 

Un’altra emergenza rifiuti potrebbe essere alle porte. L’Arpa, con una dettagliata relazione, ha certificato alcune presunte irregolarità nelle emissioni “odorigene” dell’impianto di compostaggio privato Tersan, di Modugno. Uno dei più grandi della Puglia, dove conferiscono l’umido molti comuni di tutte le province: ne riceve almeno 250 tonnellate al giorno. Da qui potrebbero derivarne provvedimenti limitativi: un rischio chiusura che crerebbe più di qualche problema, considerate le carenze già più volte evidenziate in materia di impianti per il conferimento dei rifiuti. È già stato necessario dirottare a Pordenone, per alcuni giorni, il materiale prodotto nella Bat. Sull’indifferenziato prodotto dalla provincia di Brindisi, è intervenuto il governatore Michele Emiliano, dopo che i siti di biostabilizzazione (privati anch’essi) di Poggiardo e Cavallino hanno decretato lo stop estivo: fino a settembre la spazzatura sarà condotta in Emilia, per bruciare nei termovalorizzatori di Bologna e Ferrara. In piena estate, con un sovraccarico senza dubbio maggiore, si presenta un’altra grana. Per la verità si trattava di una eventualità più volte annunciata nelle scorse settimane, quando da Bari si era fatto il punto sul numero di strutture su cui poter contare. Per l’umido, quindi con riferimento agli impianti di compostaggio, è emerso che di siti pubblici non ce n’è neppure uno in funzione, nel territorio regionale. Sono cinque in tutto: Tersan Puglia, Bioecoagrim, Eden 94, Aseco, Progeva. Si trovano rispettivamente a Modugno, Lucera, Manduria, Ginosa Marina e Laterza. Tenuto conto dei rischi che corre Tersan, della chisura di Bioecoagrim che durerà fino a settembre, lo smaltimento della frazione organica prodotta in tutta la Puglia dovrebbe pesare in teoria solo sui tre impianti del Tarantino. Per quel che riguarda Modugno, dove già nell’aprile scorso c’erano stati provvedimenti di chiusura temporanea disposti dalla Regione, le sollecitazioni sono giunte dal Comune e dal sindaco, l’ex pm Nicola Magrone, che ha raccolto le lamentele dei cittadini per i miasmi diffusi in città. Secondo quanto riportato dall’Arpa, testualmente citata dal primo cittadino, non sarebbe stato rispettato «il limite per la concentrazione di odori nelle emissioni». Il «superamento del limite di legge» delle emissioni, misurato «in più occasioni» da Arpa - sostiene il sindaco - costituisce un «pericolo immediato per l'ambiente». L’Arpa Puglia, Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell'ambiente, ha inserito le proprie valutazioni in una nota inviata alla Regione Puglia e, per conoscenza, al Comune di Modugno, alla Città metropolitana, alla Procura della Repubblica e alla Asl Bari. Il «pericolo immediato» delle emissioni Tersan, sottolinea tra l'altro l'Arpa, deriverebbe dal fatto che le emissioni stesse non rispettano né il limite previsto dalle prescrizioni imposte all'azienda nell'agosto 2015 dalla Regione Puglia con l'Autorizzazione integrata ambientale, né il limite, ben più ampio, imposto dalla legge regionale 23 del 2015. «Il pericolo connesso con l'irregolarità accertata (non rispetto del limite per la concentrazione di odori nelle emissioni) - rileva ancora l'Agenzia - è legato alla diffusione in aria di sostanze odorigene» che provocano «molestie olfattive».

Il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini punta il dito sulle criticità irrisolte «Rischio paralisi assai concreto e l’Agenzia unica non convince»

Lo scenario «L’agenzia regionale? Non sarebbe scevra da tutti i difetti degli Aro>> di Nicola QUARANTA

«Il rischio paralisi è concreto se non dovessimo riuscire a scardinare criticità importanti e che di fatto hanno determinato una situazione gestionale emergenziale relativa all’impiantistica per la chiusura del ciclo». Il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini non nasconde la preoccupazione a margine dei lavori della commissione regionale convocata per l'analisi del Disegno di legge sul ciclo dei rifiuti. E alla luce delle conseguenze che potrebbero derivare dalla probabile chiusura dell'impianto di Modugno.

Per l'Arpa l'azienda di compostaggio Tersan non rispetterebbe il limite per la concentrazione di odori nelle emissioni. Verso il caos sul fronte dei rifiuti?

«Sicuramente si andrebbero a ridurre le capacità degli impianti di compostaggio presenti sul territorio. E questo in una fase delicata nella quale è destinata a inserirsi la nuova governance: un periodo transitorio che farà perdere ulteriormente tempo per il raggiungimento degli obiettivi nazionali e regionali di aumento della Raccolta differenziata, del riciclo e di minimizzazione dei rifiuti residui da avviare a incenerimento o in discarica. Da questo punto di vista la chiusura dell'impianto di Modugno rappresenterebbe un ulteriore emergenza da affrontare».

Sono condivisibili le preoccupazioni che spesso si levano dai territori contro gli impianti di compostaggio?

«Gli impianti vanno realizzati per chiudere il ciclo dei rifiuti. E se fatti nel rispetto delle norme di sicurezza, affinché non ci siano rischi di emissioni odorigene, non c’è ragione che siano contrastati dalle comunità locali. Ma la vera sfida oggi è avviare il porta a porta in tutti i comuni pugliesi e farli diventare “Rifiuti free” puntando su una buona raccolta differenziata e su politiche di prevenzione».

C'è chi ritiene che parlare di “Rifiuti zero” sia soltanto uno slogan.

«Di certo da noi non esiste. Personalmente sono anche parecchio stufo di ascoltare gli impegni programmatici di pubbliche amministrazioni che approvano e sposano la filosofia “rifiuti zeto” salvo poi poi ogni anno produrre percentuali irrisorie di raccolta differenziata. (10% se va bene). I dati pugliesi emersi nell’edizione nazionale di Comuni Ricicloni 2016 infatti non sono incoraggianti e confermano un trend regionale che si fonda ancora sull’uso delle discariche».

Cosa la convince e cosa meno del disegno di legge riguardante la gestione del ciclo dei rifiuti?

«Condivido l’approccio adottato per produrre le modifiche, teso a scardinare criticità importanti. Tuttavia le funzioni della nuova Agenzia regionale ricalcano spesso le attività in capo alla Regione dalla normativa nazionale e quindi si tratta di un ulteriore rimescolamento delle funzioni nella gestione che rischia di non cambiare lo status quo del ciclo dei rifiuti fondato quasi esclusivamente su discariche e impianti di trattamento dei rifiuti. L’unica Agenzia regionale non sarebbe scevra dalle criticità che attagliano gli Aro con riferimento alla complessità delle procedure di gara ed ai ricorsi alla magistratura amministrativa che ritardano la conclusione del procedimento. L’attenzione dovrebbe essere incentrata più sulla gestione unitaria che sull’individuazione di un gestore unico».

Ossia?

«La differenza sostanziale tra i due concetti è rappresentata dal dare prevalenza all’approccio e alla strategia finalizzate al raggiungimento degli obbiettivi (Raccolta differenziata in primis e diminuzione produzione rifiuti indifferenziati in secundis) piuttosto che all’individuazione di un unico soggetto gestore. Altra lacuna del Ddl: nulla poi si dice sulla leva economica (ecotassa e non solo) che costituirebbe la vera svolta del ciclo dei rifiuti in Puglia: le ripetute proroghe dell'aumento dell'ecotassa hanno premiato gli inadempienti e hanno penalizzato i comuni virtuosi».